Karma: The Law of Consequences

Karma: La Legge Delle Conseguenze 

di Gertrude W. van Pelt

Theosophical Manual Series

Seconda Edizione copyright © 1940 della Theosophical University Press; Terza Edizione Revisionata copyright © 1998 by Theosophical University Press. Copyright © Traduzione italiana Nicola Fiore 2018. Tutti i diritti riservati. Quest'edizione può essere scaricata gratuitamente per uso personale. Nessuna parte può essere riprodotta senza chiedere il permesso alla Theosophical University Press.

Di Gertrude W. van Pelt, "Storia Arcaica della Razza Umana" (Archaic History of the Human Race).


INDICE

  1. Introduzione
  2. IL KARMA È UNA FORZA CIECA?
  3. SIAMO NOI IL NOSTRO KARMA
  4. IL PROBLEMA DELL'EREDITARIETÀ
  5. FATALISMO O DESTINO
  6. PERCHÉ IL KARMA È STATO DIMENTICATO
  7. IL KARMA E LA GIUSTIZIA CONTRO LA PUNIZIONE
  8. IL KARMA NAZIONALE E RAZZIALE
  9. I FRUTTI CHE DERIVANO DAL RIPRISITINO DELL'INSEGNAMENTO DEL KARMA

I. Introduzione

Il termine karma si riferisce a uno degli insegnamenti basilari della teosofia, ed è in grado di spiegare il significato della vita umana e di risolvere gli enigmi e le apparenti ingiustizie. È un termine sanscrito che esprime concisamente il principio di azione e reazione, cioè la legge delle conseguenze. Questo termine e l'idea che incarna oggi sono usati comunemente nella narrativa e nella filosofia, nel cinema e nella drammaturgia. Karma è una legge di giustizia infallibile, che non sbaglia mai, il cui operato si estende dall'atomo fino agli spazi cosmici più estremi e profondi, dalla nascita di un pensiero a quella di un universo.

Nel Nuovo Testamento, l'azione del karma è formulata nelle note parole di Paolo nella sua Epistola ai Galati 5:7: 2: "Qualsiasi cosa un uomo semina, quella raccoglierà:" Tuttavia, mentre è stato espressa con tanta forza dal grande apostolo e iniziato del Cristianesimo, le nazioni cristiane, paralizzate dalla mancanza di una vera filosofia di vita, non sono riuscite a comprendere il profondo significato in questa formulazione della legge di giustizia etica. Trascurando la sua azione di vasta portata, le nazioni l'hanno accettata solo superficialmente e non come un'ipotesi di lavoro sui piani mentale e spirituale. Ma questo caso si verifica solo nel campo della vita morale e sociale, perché la legge di azione e reazione è così evidente nel mondo fisico, che le nostre vite sono inconsciamente guidate dal nostro senso della sua infallibilità. Il giorno segue immancabilmente la notte, come la nascita è seguita dalla morte. Certi principi comuni di meccanica che esprimono questa legge e che agiscono istintivamente, sono compresi anche dai bambini. La legge e l'ordine sono la regola globale, che equilibrano costantemente il disordine prodotto dall'ignoranza e dalla negligenza. La presenza di questa legge di risultati logici che seguono l'azione è, in verità, chiaramente rivelata nel vasto raggio della natura esterna, tuttavia almeno il mondo occidentale ha fallito nel realizzare il suo regno universale e seguire le indelebili documentazioni scritte sotto la superficie.

Questo fallimento che connette la vita umana con il lavoro universale dell'abitudine dell'azione e della reazione, nell'ultimo secolo è equivalso ad una vera aberrazione mentale. Nella ricerca della scienza, causa ed effetto sul piano fisico sono stati registrati con la massima accuratezza; la loro relazione è stata studiata con tanta capacità, che si potevano intravedere i risultati assolutamente degni di fiducia. Dalle rigorose osservazioni delle trasformazioni della natura, in cui doveva essere esaminato ogni atomo, si è sviluppata la formulazione della legge della Conservazione dell'Energia che, sebbene solo parzialmente vera, tuttavia dischiudeva in maniera degna di fede il dominio della legge sul piano fisico. Ma oltre i limiti che i nostri attuali sensi fisici non possono attraversare, è stato detto che regni il caos — una mera possibilità — e abbiamo sentito espressioni insignificanti come "un'affluenza fortuita di atomi," finché fu dedotta la strana conclusione che molte menti che erano state così accuratamente osservate e che comprendevano le reazioni della materia, erano nient'altro che le secrezioni di quanto essi avevano studiato e controllato. Questo speciale incubo sta passando, perché ora troviamo alcuni eminenti scienziati che asseriscono che la "stoffa della mente," la coscienza, più della materia, è la cosa fondamentale nell'universo. (La Tradizione Esoterica di G. de Purucker, terza edizione in Inglese, pp. 203-4 )

Nondimeno, questo vecchio errore degli scienziati è citato qui per mostrare quanto sia andata alla deriva l'umanità senza una conoscenza della vera filosofia della vita. In sua mancanza, hanno studiato solo gli effetti, mediante i quali hanno intrapreso il difficile e in verità impossibile compito di trovare le cause. Al contrario, la teosofia, l'antica saggezza, mostra le cause che spiegano gli effetti che osserviamo dappertutto.

Per capire il karma, innanzitutto bisogna percepire chiaramente che il cosmo, l'universo, è un'unità — un organismo singolo composto da un numero infinito di organismi minori in un'immensa varietà di gradi di coscienza e di sviluppo, tutti uniti in un solo insieme dalla coscienza unica che li include ed è comune a tutti loro. Quest'idea sublime è ben chiarita dall'uomo stesso, che è un universo, un cosmo in miniatura. Non è composto da un numero quasi infinito di centri di vita, di coscienza — atomi, molecole, cellule, organi, gangli, ecc. — sotto il potere del Signore che unifica la coscienza umana individuale, che pervade ed amalgama e dirige tutti loro? E proprio come un'escoriazione sul dito è sentita da tutto il corpo, così ci è stato insegnato che un pensiero di odio o un impulso di angoscia mentale ha il suo dovuto effetto attraverso tutto l'organismo cosmico più grande. Poiché la legge d'azione e reazione, di causa ed effetto, così evidente nella sfera limitata della mera vita fisica, è semplicemente una prova sulla superficie della terra di ciò che ha luogo nei regni interiori spirituali e causali. Il fisico percepisce solo che azione e reazione sono uguali nel mondo della materia, ma l'occhio del veggente spirituale scopre la stessa legge che agisce dietro le scene, e agisce con un'energia dinamica molto più vasta. Nella Chiave della Teosofia, HPB definisce il karma come:

La Legge Ultima dell'Universo, la sorgente, l'origine e la fonte di tutte le altre leggi che esistono in Natura. Il karma è la legge infallibile che equilibra l'effetto alla causa, sui piani fisico, mentale e spirituale dell'essere. Poiché nessuna causa resta senza il suo dovuto effetto, dal più grande al più piccolo, da una perturbazione cosmica fino al movimento della nostra mano; e come il simile produce il simile, il karma è quella legge invisibile e sconosciuta che aggiusta saggiamente, intelligentemente e in maniera equa, ciascun effetto alla sua causa, riportando quest'ultima al suo produttore. (p. 201 ed. or.)

Da quanto detto prima si è chiaramente visto che il karma è la legge ultima dell'universo perché ogni entità contenuta nel cosmo è una sua parte vitale. Ogni pensiero, ogni azione, influenzano, secondo il grado dell'energia coinvolta, qualsiasi altra entità, che inevitabilmente reagisce, secondo un grado corrispondente, sul creatore dei pensieri o l'esecutore dell'azione.

Non accade abbastanza frequentemente che un intento malvagio sia ostacolato sul piano fisico. Un uomo, ad esempio, può essere pieno di odio nei riguardi di un altro, e può arrivare a pianificare di ucciderlo. Ma l'oggetto di questa sua funesta collera, immaginiamo, muore all'improvviso. I pensieri e i desideri, comunque, sono energie reali e potenti quando più si avvicina il momento di metterli in atto. In questo caso, la morte della vittima intenzionale riversa quel torrente oscuro sul suo creatore, nella cui natura è stata suscitata questa dannosa energia. Questa forza, per quanto fisicamente non attuata, non produrrà qualche effetto? Ricordando la legge di azione e reazione, vediamo che non potrà esserlo mai. Perlomeno è chiaro che chi odia ha avvelenato la propria natura. Ha alterato il suo carattere in peggio, e il processo per riparare il danno è certamente doloroso.

È qui che interviene la doppia dottrina del karma per rendere possibile il processo completo dell'evoluzione umana — la dottrina della reincarnazione, che significa il ripetersi della rinascita della parte spirituale dell'uomo. Ad ogni rinascita o reincarnazione egli ha un nuovo corpo che è il risultato karmico dei pensieri e delle azioni delle sue vite passate. E come per il suo corpo, così è per il suo ambiente: è l'inevitabile conseguenza di ciò che ha desiderato, ciò per cui ha lavorato, o è fallito, durante le vite passate su questa terra. Così, vivendo più volte qui sulla terra e sperimentando i giusti effetti di quello che egli stesso ha fatto in passato, gradualmente impara a come controllare e sviluppare le sue energie e facoltà, e così comincia a ricreare il suo destino. È quella che Katherine Tingley chiamava "l'evoluzione autodiretta." Ma questo formidabile processo di auto-salvezza non sarebbe possibile se non fosse che tutti noi rinasciamo per raccogliere nel carattere e nell'ambiente quello che abbiamo seminato in pensieri, desideri e azioni in vite precedenti. Gli uomini "non raccolgono uva spina o fichi di cardo": né fanno una semina in un luogo e poi la raccolgono in un altro."

Così, in qualche vita futura, questi due nemici raffigurati prima devono incontrarsi di nuovo, attratti da quelle forze inutilizzate che prima li vincolavano, perché l'odio è magnetico e dinamico come l'amore. Che dire dunque? La reazione ritornerà come odio a colui che l'ha mandato? O la vittima di questa dannosa energia sarà abbastanza grande da compiere la magica trasmutazione mediante la divina alchimia della compassione — grande abbastanza da trasformare l'odio in amore? Comunque, questo può verificarsi, l'energia suscitata deve produrre il suo effetto, potrebbe essere in molte vite, finché siano ripristinati l'equilibrio e l'armonia. Realizziamo a stento con quali dinamiche giochiamo in quest'oceano magnetico della vita in cui viviamo. Azione e reazione, causa ed effetto, l'energia e le sue conseguenze, si bilanciano reciprocamente non solo nel mondo esterno degli effetti fisici ma anche attraverso i mondi interiori spirituali e causali, in cui le forze etiche e morali agiscono con precisione matematica. Questo è il messaggio che la teosofia insegna riguardo la maestosa legge del karma, questa legge misericordiosa che è il nostro maestro, amico e salvatore.


II. IL KARMA È UNA FORZA CIECA?

È stato affermato che per comprendere il karma, dobbiamo riconoscere l'universo come un tutto organico. Se così non fosse, le sue varie parti non potrebbero agire e reagire reciprocamente. Prendiamo come esempio il corpo umano. Attraverso di esso funziona un complesso sistema di nervi, arterie, e sbocchi per la circolazione delle forze elettro-vitali, che connettono intimamente ed istantaneamente ogni organo, cellula e atomo, con qualsiasi altro. Se il piede slitta subito i muscoli controbilanciano e cercano di ripristinare l'equilibrio. L'occhio si chiude automaticamente se una sostanza estranea minaccia di entrarvi. La reazione è perfetta perché il corpo è un organismo. Inoltre, è necessario osservare che ogni cellula in quest'organismo è una vita individuale sotto il controllo di un centro superiore. Nel caso di un muscolo, ad esempio, tutte le cellule agiscono insieme, e ugualmente avviene in un organo. Così, con una serie di gradi, le cellule vengono sotto il controllo di centri sempre più altamente sviluppati fino al cervello, attraverso cui un centro invisibile d'intelligenza unifica e coordina tutte le funzioni di questo meraviglioso meccanismo, facendone un organismo. Il corpo stesso è parte di un organismo più grande, l'uomo. Collettivamente, gli uomini formano l'umanità, al di sopra della quale ci sono innumerevoli eserciti di esseri che ascendono gradualmente, ciascun grado è connesso vitalmente, ed è responsabile del grado inferiore ad esso, aiutato dal grado superiore. Così abbiamo esseri al di sopra del livello umano, fino agli dèi, sopra i quali ci sono i superdèi, gli spiriti planetari, che governano i sistemi solari; quelli più grandi sostengono i gruppi del sistema solare, sempre più in alto, fino al reggente di un universo, e ancora più in alto fino a quello lo Sconosciuto, sottostante a tutte le manifestazioni. Fiumi di vite connettono tutti questi infiniti gradi di esseri, come una rete di nervi attraverso la quale scorrono incessantemente correnti vitali. E quell'essere possente riempie tutto lo spazio, in realtà è lo spazio stesso. O potremmo dire che lo spazio consiste di esseri coscienti di tipi infiniti interconnessi e interdipendenti.

Questo concetto a molti potrebbe sembrare strano perché non è familiare, ma lasciamo che la mente si soffermi su di esso e diventerà man mano più chiaro che l'universo, se non fosse un'unità organica, non potrebbe restare compatto. Il caos che alcuni dei nostri scienziati fisici hanno immaginato, esisterebbe effettivamente, e non ci sarebbero il mirabile ordine e l'armonia che riteniamo esista in quei corpi celesti che vediamo apparentemente fluttuare in un oceano di etere — in verità, corpi di esseri divini. L'universo è veramente quello che il suo nome implica — un insieme — ed è quello che intendono i teosofi quando dichiarano che "la fratellanza è una realtà della natura." Questa identità d'origine e della natura, questo "uno in molti" e "molti in uno" rende non solo possibile, ma inevitabile, l'interazione di tutte le parti di questo insieme e la loro interazione reciproca.

G. de Purucker nei Fundamentals of the Esoteric Philosophy, 2nd ed., p. 35, presenta così la stessa idea:

Ma quando l'uomo realizza che egli è uno con tutto quello che è, internamente ed esternamente, in alto come in basso; che egli è uno con essi, non solo come i membri di una comunità sono uno, non solo come gli individui di un esercito sono uno, ma come le molecole della nostra carne, come gli atomi delle molecole, come gli elettroni dell'atomo, compongono una sola unità — non una semplice unione ma un'unità spirituale — allora egli vede la verità.

Notiamo che l'interdipendenza è un principio fondamentale nell'universo, e realizzeremo che questo principio basilare è sviluppato in tutte le parti dell'organismo universale. Abbiamo mostrato il corpo umano come esempio. L'atomo, il sistema solare, la galassia, nella loro struttura e nel loro operato, proclamano tutti la realtà fondamentale dell'armonia e dell'interdipendenza come il principio sottostante che regola l'intera vita.

Ogni azione, quindi, ogni consumo di energia, sia fisica, mentale o morale, ha il suo doveroso effetto su quest'armonia sottostante, quest'equilibrio e interdipendenza basilari. I pensieri egoistici o le azioni disturbano l'armonia e subiranno i risultati molto futuri o prossimi. Vediamo intorno a noi quelli le cui delusioni e lotte in un ambiente sfavorevole sono i risultati dell'ignoranza e di cattivi comportamenti in questa o in vite passate. Questa condizione esiste in una certa misura nelle vite di tutti noi, perché ognuno ha commesso errori nelle vite passate, come stiamo facendo ora. G. de Purucker ha esposto con molta forza questo soggetto in Man in Evolution (l'Uomo in Evoluzione, Cap. 14, "La Razionalità della Reincarnazione," p. 177):

Ogni cosa che facciamo, ogni cosa che pensiamo, è una causa produttiva che ci influenza insieme a quelli che ci circondano, lasciando però dentro di noi i semi e i frutti di simili pensieri ed azioni. Questa è comune conoscenza. In altre vite abbiamo rinunciato ai tesori della felicità, ma possiamo aver rinunciato anche a noi stessi per una casa di tesori di altro tipo, e stiamo facendo la stessa cosa nella nostra vita attuale.

Sebbene il karma sia definito come una legge, non c'è legislatore, non c'è un'entità super-dominante che decreta questo o quello. Piuttosto è una qualità inerente alla vera natura delle cose. L'antico insegnamento è che ogni azione è il risultato di una causa precedente, e diventa allora una causa per un'azione futura, e così via all'infinito. Questo movimento incessante non è l'esito di forze cieche, ma un flusso vivente di trasformazioni che scaturiscono da pensieri, azioni, emozioni sentimenti, aspirazioni e desideri delle vite che costituiscono e che sono l'universo.

L'uomo è uno degli innumerevoli eserciti di esseri, coscienze incorporate che riempiono l'universo. Da nessuna parte troviamo qualcosa di diverso da queste gerarchie di esseri, queste coscienze attive durante il manvantara cosmico, e ciascun individuo di questi eserciti intesse la rete del proprio destino, le sue energie si manifestano fuori dal proprio essere interiore e sono dirette dall'intelligenza che affluisce dal suo epicentro spirituale e mentale. (The Esoteric Tradition — La Tradizione Esoterica, terza edizione riveduta, p. 248.)

Non c'è alcun legislatore, lo ripetiamo, e tuttavia in un certo senso si può dire che ci siano gli agenti del karma. Chi sono? Sono esseri grandi e saggi che hanno coscientemente trovato il loro posto nell'universo, che sono sufficientemente evoluti da essere perfetti rispetto ad un certo stadio o piano, e quindi possono fare affidamento sul lavoro in armonia con la legge universale in quel campo. Al di sopra di essi ce ne sono altri, e così via all'infinito.

Non c'è bisogno di dire che in questo universo ordinato e complesso esiste un piano, un significato, e che ogni unità, essendo parte dell'universo, è parte di un piano, per cui, quando l'armonia è disturbata da entità non evolute, principianti, c'è una forza travolgente che tende a ripristinarla. Le azioni del karma tendono sempre verso il ripristino dell'armonia, ma poiché ogni cambiamento è dovuto alla coscienza, e l'universo altro non è che coscienza incorporata, in ultima analisi gli equilibri karmici sono fatti da esseri coscienti, che sono la giustizia incarnata nel loro campo d'azione. Ad esempio, il reggente di un pianeta è tale perché ha raggiunto quel punto evolutivo in cui possiede la conoscenza assoluta di ogni cosa che riguarda quel pianeta. Al di sopra di quello stadio è un principiante, ma per il regno sotto di lui è perfetto. La sua conoscenza ha la caratteristica dell'intuizione o di una visione immediata, e la sua guida dev'essere in armonia con la giustizia e con il piano divino. È detto che gli dèi non interferiscono mai con il karma. Non potrebbero. Gli esseri principianti devono essere liberi di elaborare il proprio destino: significa che i loro errori ricadono su di loro, perché è così che imparano. Gli uomini decidono il proprio fato scegliendo le varie alternative che la vita presenta, mentre gli agenti karmici eseguono ciò che l'uomo ha decretato.

Comunque, guidano, proteggono, ed aiutano l'evoluzione dei loro fratelli più giovani. L'insegnamento è molto nobile ed ispiratore riguardo a queste relazioni. Lungo tutta la scala, il più elevato sta a quelli sotto di lui come i genitori con il bambino. Essi vivono per ispirare, per essere utili alla loro progenie, e negli stadi successivi altamente superiori dell'umanità questa relazione è riconosciuta. Anche i grandi Maestri, sia pure sotto il livello della divinità e ancora esseri umani, sono perfetti per quel che riguarda il nostro piano, e ritornano per aiutare, e lo comprendiamo così poco, come fa il bambino con le cure premurose della madre. È così che l'universo è vincolato ad una rete risplendente di compassione.

Posiamo distruggere questa compassione divina? La compassione non è un attributo. È la legge delle leggi l'eterna Armonia, il di Alaya; un'essenza universale senza confini, la luce del Diritto perenne e l'idoneità di tutte le cose, la legge dell'amore eterno.
Più diventiamo uno con essa, e più la nostra Anima ci unisce con ciò che è più diventeremo compassione assoluta. (H. P. Blavatsky, La Voce del Silenzio, pp. 69-70 ed. or.)

III. SIAMO NOI IL NOSTRO KARMA

Seminate un'azione e raccoglierete un'abitudine. Seminate un'abitudine e raccoglierete un destino, perché le abitudini costruiscono il carattere. Questa è la sequenza: un'azione, un'abitudine, un carattere, e un destino. Siamo noi i creatori di noi stessi. Come vi state costruendo ora, così sarete in futuro. Quello che siete ora è esattamente quello che avete costruito in passato. Ciò che seminate raccoglierete. — G. de Purucker, Precetti Aurei dell'Esoterismo (Golden Precepts of Esotericism), p. 102)

Un insegnamento fondamentale della religione saggezza è che ogni atomo, essendo parte inseparabile dell'universo, ha, racchiuse in se stesso, tutte le potenzialità di quell'universo, come il seme contiene in sé il futuro albero. Quindi, ogni atomo diventerà nel tempo un uomo — poi un dio, poi raggiungerà gradi ancora più elevati della vita divina.

Ne deriva che nel caso dell'uomo queste possibilità sono state esternate fino allo stadio umano, il punto in cui subentra la responsabilità di creare il karma personale. Da questo momento in poi, fornito di mente e libera volontà, egli forgerà il proprio destino. La teosofia insegna che in quei primi periodi l'umanità fu istruita alla vita da grandi insegnanti, che immisero questi pellegrini sul loro lungo viaggio verso la divinità. Fin da allora hanno vissuto per molti, molti periodi — in vari climi e sotto varie condizioni razziali, e in differenti civiltà passate. L'uomo non è mai stato lasciato senza luce sufficiente per trovare la Via: c'è stata la voce della coscienza, ci sono stati i risultati delle azioni sbagliate o buone per il futuro, c'è stata la mente ad interpretarle, e la libera volontà di scegliere. Quindi, è giusto dire che l'uomo ha creato se stesso e il proprio karma.

Quest'ultima espressione implica il fatto che ogni azione ed ogni pensiero alterano il carattere. Noi cambiamo in ogni momento. Non rimane nulla, nemmeno per un istante, in status quo, perciò l'uomo è costantemente e progressivamente il risultato, il frutto di tutti i suoi pensieri, emozioni e azioni, sia che usi oppure no la sua volontà. Ad ogni momento egli è la sua stessa autobiografia: egli è il grande artista che ha in mano gli strumenti del suo destino ed è costretto, sotto le leggi dell'essere, ad incidere sempre di più, finché l'esterno diventa un tempio degno del dio interiore. In verità, la vita è l'arte più grande.Quindi, ogni momento può essere preso come un nuovo punto di partenza, com'è espresso in un magnifico "Saluto all'Alba":

Guarda a questo Giorno, perché è la Vita, la vera Vita della Vita. Nel suo breve corso giacciono tutte le possibilità e le realtà della tua esistenza.

Chiaramente, possiamo espanderci e crescere solo dal punto al quale siamo arrivati. Qualsiasi potere o visione siano stati ottenuti, nessuno può portarceli via, e qualsiasi pesante ciarpame, abitudini dannose, o qualità degradanti che una persona ha acquisito, possono evidentemente essere rimosse solo suscitando la volontà di chi li ha acquisiti. Sono diventati parte della natura, e nessun Salvatore estraneo, mediante qualche processo magico, può estirparli dal carattere di un altro. Ma i Salvatori cercano, e hanno cercato in tutte le epoche, di risvegliare il guerriero nel cuore di ogni pellegrino che ha smarrito la propria via. Quando ha luogo questo risveglio, il dominio del karma è alterato. Tutto lo scopo della vita prende una nuova direzione e gradualmente sono generate le forze costruttive che modificano le vecchie forze distruttive. Dobbiamo affrontare le energie già generate, ma a quel punto possiamo affrontarle con coraggio e comprensione, e con una nuova armatura che esse non possono perforare — nemmeno con una uguale forza opposta che le neutralizzi.

I caratteri deboli forniscono un epicentro per il karma. Prendono le cose alla leggera, così come vengono, vanno alla deriva lungo il fiume della vita, gioiscono e soffrono senza chiedersi perché, e poi lasciano i loro corpi in cui sono entrati.

Ma la Natura non permetterà che sia sempre così: alla fine sopraggiunge l'impulso karmico, lo stimolo karmico, e allora soffrirete un poco; ma nel farlo, vi risvegliate e cominciate a crescere. Benedite lo stimolo karmico, non ne abbiate paura. Guardate all'essenza della divinità dentro di voi. Ricordate che ogni cosa che accade è transitoria, e che da ogni cosa potete imparare, e nell'imparare crescerete — crescerete grandemente e da questa grandezza passerete ad una sfera più ampia di grandezza. (G. de Purucker, Questions We All Ask, serie I, n° 34)

Ma quando il vero uomo si è risvegliato e afferra se stesso coscientemente e coopera con la natura che sta cercando di evolverlo, il suo sbocciare avviene rapidamente. Il passato deciderà gli eventi futuri, che possono portare un immediato senso di gloriosa libertà con simpatie più profonde, nuovi amici e nuove opportunità; o forse, più spesso, disgrazie, sofferenze, o nemici che possono essere evocati dal misterioso passato, perché nessuno di voi è sfuggito alla legge universale. Tutto questo, comunque, non fa che chiarire il percorso. Alla fine, quest'evoluzione autodiretta lo porterà negli spazi aperti della libertà, la porterà a soluzioni magnifiche, in amicizia con i grandi esseri che ci hanno superato.

Noi siamo sempre al margine delle grandi opportunità e ad un punto cruciale; e quindi, invece di afferrare queste opportunità e muoverci su un panorama più esteso e una vita spirituale più ampia, indietreggiamo, ci tratteniamo per insicurezza — e così le perdiamo tutte. Il presente è un ciclo insolito, e in questa vita non incontreremo ancora queste opportunità . . .
Non abbiate paura di niente, perché ogni sforzo ripetuto è una lezione che trasforma in esperienza tutti i fallimenti, tutti i peccati. Comprendetemi quando dico che alla luce di uno sforzo ripetuto il karma di tutto il vostro passato cambia; non è più una minaccia. Sta come un memoriale, una reminiscenza della passata debolezza e un monito contro i fallimenti futuri.
Quindi, non abbiate paura per voi stessi; siete voi che guidate la rinascita dei vostri sforzi, pur avendo fallito centinaia di volte. Cercate lentamente di farne la vostra ragione di fedeltà, in modo che altri possano seguirvi. Abbiate paura solo di non riuscire nel vostro dovere verso gli altri, e anche allora abbiate paura per loro, non per voi stessi. (Katherine Tingley, Theosophy: The Path of the Mystic, pp. 68-9)

La malattia fisica è una delle espressioni non piacevoli del karma passato. Si mostra anche negli bambini, che possono nascere con questo marchio. I compilatori del Nuovo Testamento mettono in evidenza di conoscere questa realtà nella domanda riportata nel Vangelo secondo San Giovanni 9:2: "Maestro, chi fu a peccare, quest'uomo che è nato cieco o i suoi genitori?"

G. de Purucker, parlando della malattia, ha detto:

Vi dirò un piccolo segreto esoterico a questo proposito. Ogni volta che un uomo s'imbatte in una passione, sia di desiderio, o collera, o paura oppure odio, egli ha perso il controllo su se stesso, e al momento esemplifica le caratteristiche ed il potere di alcuni elementali sotto la cui influenza è caduto. Questo fatto naturale, così semplice, così facilmente comprensibile, è la base della vecchia superstizione dell'influenza dei "diavoli" sugli esseri umani.
Questi elementali non sono "diavoli," sono semplicemente esseri elementali che hanno una naturale e forte affinità con l'uomo. Guardano molto all'uomo come noi umani guardiamo agli dèi; ma quando l'uomo comincia a degenerare e cade nella loro sfera inferiore, allora si verifica la loro opportunità. Essi agiscono automaticamente ed istintivamente, impersonalmente e senza coscienza, come fa la corrente elettrica. E qui posso dire che la corrente elettrica non è altro che un flusso di questi esseri elementali. Girate l'interruttore, liberate la corrente e, se le circostanze sono favorevoli, l'uomo la cui mano ha premuto l'interruttore è un uomo morto.
Andrò un po' oltre. Le malattie a volte sono il risultato della perdita dell'autocontrollo, sia in questa che in qualche vita passata. Possiamo dire che un Elementale è entrato nell'aura vitale dell'uomo . . . e se l'uomo non lo espelle con la sua volontà e con l'spirazione verso cose più nobili, in altre parole, riassumendo il suo vigore, quel seme crescerà, e la malattia con le sue orribili conseguenze sarà il risultato. (Questions We All Ask, serie II, 31)

Espellere questo Elementale con la volontà è del tutto diverso dalle cure attraverso metodi psichici.

Un uomo, in verità, può apparentemente curare certe malattie del corpo, se è in grado di usare alcune facoltà psicologiche che ha. . . . Ma i risultati . . . non sono validi. Tutta la malattia è una purificazione, una pulizia. La legge della Natura è che il veleno dovrebbe fuoriuscire. Se rimane dentro, avvelena il corpo, la costituzione, anche peggio di prima, e i medici del futuro sapranno perfettamente come espellere la malattia dal corpo, in modo che il corpo non sia del tutto danneggiato. Ma state molto attenti a non far rientrare questo veleno respingendo il flusso della coscienza, perché prima o poi il problema si ripresenta nonostante i vostri sforzi, ed esso avrà acquisito forza e potere e sarà come dieci diavoli peggiori del primo. (Questions We All Ask, serie II, 9)

Andrebbe aggiunto che i fisici che si riferivano alla citazione fatta prima sono quelli di un futuro distante, non immediato. Ogni armonia, attraverso il benefico processo della natura, tende a lavorare in superficie. A volte osserviamo in noi stessi o in altri una successione di disgrazie o disastri che sono comunemente attribuiti alla "sfortuna." Poi improvvisamente la Fortuna cambia le sue tattiche, ed ogni cosa intrapresa ha una svolta positiva. Questo suggerisce che il cosiddetto cattivo karma ha esaurito la sua forza. Ma è veramente cattivo solo se le lezioni non sono state imparate, solo se continuiamo a vagare nella vita inutilmente, in un atteggiamento pigro ed inconcludente, sballottati alternatamente tra il bene e la cattiva "fortuna." Se la gente potesse solo realizzare che sono i risultati di ciò che essa ha pensato e sentito e fatto in questa e in altre vite; che attraverso questi pensieri e queste azioni ha veramente alterato la struttura del proprio carattere — un carattere che spesso attira la malasorte — non imparerebbe l'autocontrollo, la gentilezza, una cooperazione utile, e quindi diventare forze benefiche in natura? La natura umana è complessa, e i risultati della disarmonia si esprimeranno naturalmente attraverso i canali in cui si è verificato il disturbo.

L'intero soggetto, è complicato nelle sue elaborazioni, pur essendo semplice nel suo schema in generale, e sarebbe inutile nel nostro attuale stadio evolutivo cercare di seguirne i dettagli. Qualche volta vediamo un corpo deformato, una mente raffinata, e una disposizione allegra nello stesso individuo; oppure: un corpo robusto che ospita una mente distorta e un'indole egoistica. Nel primo caso, i semi della malattia si stanno esaurendo, mentre nel secondo caso sono stati impiantati, anche se le energie fisiche possono essere abbastanza forti da resistervi attraverso quell'incarnazione. Spesso vediamo un bel carattere, raffinato, simpatetico, in uno che sta lavorando strenuamente a beneficio dell'umanità, ma che non si cura del corpo. In tal caso sembrerebbe che il karma comincia e finisce sul piano fisico, sebbene debba esserci una reazione da un piano all'altro. O, uno può concentrare le sue energie sulle leggi della salute e dimenticare le sofferenze dei suoi simili; potrebbe ottenere temporaneamente un corpo forte, ma a che costo! La Legge regna dappertutto. Noi otteniamo ciò per cui lottiamo ardentemente. Le infinite potenzialità dell'universo sono davanti a noi, ma solo chi è in sintonia con quella legge predominante — la legge della compassione — può sostenere le sue vittorie.

Quando alla fine questa grande acquisizione diventa un fatto, si dice che l'uomo si eleva sul karma. Comunque, questa è solo una figura retorica. Il karma agisce sempre, dappertutto, ma quando le grandi correnti dell'universo non sono più ostacolate, non si avverte alcun attrito. Uno va avanti facilmente, rapidamente, conoscendo la "gloria dell'azione" e la "felicità della crescita."

Si, il "nostro destino è scritto nelle stelle!" Solo che, più stretta è l'unione tra il riflesso mortale, l'uomo, e il suo prototipo celeste, meno dannose sono le condizioni esterne e le susseguenti reincarnazioni — che nemmeno i Buddha o i Cristi possono evitare. Questa non è superstizione, e meno di tutto è Fatalismo, che implica un corso cieco di qualche potere ancora più cieco, e l'uomo è un agente libero durante il suo soggiorno sulla terra. Non può sfuggire al suo Destino prevalente, ma ha la possibilità di due sentieri che lo portano in quella direzione, e può raggiungere la meta della miseria — se questo è decretato per lui, sia nelle bianche vesti immacolate del Martire, o, di sua volontà, nelle vesti grossolane durante tutto l'iniquo corso. Vi sono condizioni esterne ed interne che influenzano la determinazione della nostra volontà riguardo le nostre azioni, ed è in nostro potere seguirle entrambe. Quelli che credono nel karma devono credere nel destino che, dalla nascita alla morte, ogni uomo sta intessendo filo per filo intorno a sé, come un ragno tesse la sua ragnatela; e questo destino è guidato sia dalla voce celeste del prototipo invisibile fuori da noi, sia dal nostro più intimo uomo interiore astrale, ma che troppo spesso è il genio cattivo dell'entità incorporata chiamata uomo. Entrambi portano all'uomo esteriore, ma uno di loro deve prevalere, e fin dall'inizio dell'invisibile lotta, la rigida ed inflessibile legge di compensazione avanza e prende il suo corso, seguendo fedelmente le oscillazioni. Quando l'ultimo filo è intessuto e l'uomo è apparentemente avvolto nella rete del proprio comportamento, allora egli si trova completamente sotto l'impero del suo destino, creato da se stesso. Allora, il destino lo fissa come un guscio inerte contro l'inamovibile roccia, oppure lo trascina via come una piuma sollevata dalle proprie azioni, e questo è il karma. (H. P. Blavatsky, La Dottrina Segreta 1:639)

IV. IL PROBLEMA DELL'EREDITARIETÀ

Ci si può chiedere: se noi siamo il nostro karma, come spiegare l'ereditarietà? La teosofia qui offre una soluzione più in armonia con i fatti quando li osserviamo: uno nasce in una famiglia attuale, perché in passato ha avuto rapporti con essa, e oggi vi appartiene a causa dei vincoli psico-magnetici precedentemente creati. Questi vincoli consistono di energie vitali e devono produrre il loro effetto nella sfera in cui furono portati in esistenza. Nello studiare il karma, vediamo anche che dobbiamo studiare ugualmente l'insegnamento della reincarnazione, perché uno non ha significato senza l'altro. Nasciamo fra certe persone e da certi genitori a causa dei vincoli che abbiamo formato con essi in passato. Fintanto che amiamo oppure odiamo qualcuno, abbiamo un vincolo con quell'individuo, che persisterà fino a quando quell'odio o quell'amore persisteranno. Così, siamo tutti ritornati insieme sulla terra — amici, parenti, nemici — per riprendere le nostre gioie, il nostro lavoro, il nostro ruolo, le nostre esperienze e lezioni nella vita umana.

Possiamo dire che la famiglia fornisce l'espressione per un'ereditarietà individuale, perché ripetiamo ancora ciò che non può essere evocato troppo spesso: il karma è inerente nell'individuo, non è imposto dall'esterno. Ricordandocene, vediamo che l'ereditarietà di un'entità reincarnante è determinata da ciò che essa stessa è. Perché i membri di una famiglia si diversificano, spesso così ampiamente, anche se sono tutti nati sotto condizioni simili e dalla stessa pressione ereditaria?

Le combinazioni diverse delle qualità ereditarie negli individui sono dirette dalle atttrazioni psico-magnetiche inerenti agli skandha dell'entità reincarnante. Il termine sanscrito skandha è usato nella letteratura teosofica perché non c'è un termine inglese per designare con precisione quelle qualità che sono l'aggregato concentrato, l'essenza della vita personale di un'entità. Si riferiscono agli attributi, alle tendenze, alle qualità, sia elevate che inferiori, che distinguono una personalità da un'altra. Sono i semi delle azioni, pensieri e sentimenti, di natura materiale, che aiutano a formare il prossimo corpo, o le particolarità mentali o morali.

Possiamo afferrare meglio la natura e l'azione degli skandha se comprendiamo prima gli atomi di vita, che possono essere descritti come le anime degli atomi, attraverso cui l'entità incarnante è in grado di incorporarsi. Sono i mattoni con i quali sono forgiate tutte le cose. Esistono su ogni piano in natura, spirituale, mentale, emotivo, fisico, e ad ogni grado di sviluppo o evoluzione in quei piani. Nella vita umana, formano il corpo umano con le sue cellule ed organi, formano la nostra natura intermedia mentale e emotiva, e anche la nostra costituzione spirituale.

Questi atomi di vita che ora costruiscono il nostro corpo fisico e anche la nostra natura psicologica e spirituale sono esseri che in ogni istante ricevono le impressioni di ogni nostro pensiero e di ogni nostra azione, non importa quali. Se noi amiamo in modo puro, altruistico, gioioso, abbiamo dato un'impressione a questi atomi di vita, e possiamo ugualmente imprimerli con l'egoismo, le qualità dell'odio e dell'amore, o dare loro vibrazioni di paura o pessimismo. Poiché i nostri corpi e le nostre nature interiori cambiano continuamente attraverso la crescita, lo sviluppo, e il declino, questi atomi di vita non restano con noi, ma fuoriescono in massa da noi per combinare temporaneamente quelle altre nature e sostanze che sono affini alle impressioni che essi hanno assorbito da noi.

Questo avviene attraverso tutta una vita, ma in maniera più completa dopo la cosiddetta morte fisica. Allora c'è una separazione dei principi che hanno costituito l'essere umano. La parte spirituale, dopo aver ritirato in se stessa tutto quello che dell'uomo personale si era purificato, risorge in alte sfere; la natura passionale, emotiva, sta sul proprio piano per un periodo, prima di disintegrarsi; e il corpo, come lo conosciamo, si dissolve rapidamente. Allora gli atomi di vita su tutti questi piani, carichi delle tendenze e delle qualità impresse su di loro nell'ultima vita terrena, trovano i loro habitat naturali. Ma alla reincarnazione, sotto l'influenza dell'attrazione naturale, ritornano in massa all'entità che li aveva emanati.

Sono questi atomi di vita che trasportano gli skandha, l'aroma delle nostre vite passate. Sono i materiali di costruzione di molti gradi diversi di evoluzione che così plasmano, in base alle loro caratteristiche inerenti, la personalità che sta per nascere. Come ha affermato G. de Purucker in L'Uomo in Evoluzione (Man in Evolution):

In questo modo, il prossimo corpo che otterremo non sarà lo stesso vecchio corpo che avevamo prima; non lo stesso John Smith o Mary Brown. Il nostro nuovo corpo sarà composto dagli stessi atomi di vita nei quali abbiamo vissuto e lavorato e ci siamo espressi nella precedente incarnazione. E ricordate che questi atomi di vita esistono non solo su questo piano fisico dov'è il nostro corpo fisico, ma esistono anche sui piani intermedi; vale a dire sul piano astrale ed emotivo, come pure sul piano intellettuale e spirituale. (Cap. 10)

Dovremmo aggiungere che, poiché essi sono i nostri figli, siamo responsabili nei loro riguardi. Inoltre, sono entità evolventi, vincolate a noi attraverso le epoche. Gli schemi dei cambiamenti che colmano gli apparenti divari fra due incarnazioni sulla terra dell'ego umano sono stati abbozzati solo approssimativamente, per sostenere la spiegazione riguardo all'ereditarietà com'è esposta dalla teosofia. Somiglianze e differenze sono così considerate in modo non solo logico ma giusto.

Raccogliamo quello che seminiamo, e dove abbiamo seminato; e se in questa vita abbiamo sparso semi di bene e di male su questa terra, è solo in questa o in un'altra vita su questa terra che possiamo raccogliere ciò che abbiamo seminato.
Il nostro universo è governato dalla legge e dall'ordine; e questo termine, karma, esprime la realtà dell'armonia universale e della coesione che si manifesta come ciò che chiamiamo legge e ordine. (Cap. 10)

V. FATALISMO O DESTINO

Questa Legge — sia cosciente che incosciente — non predestina niente e nessuno dall'Eternità, in verità, perché è l'eternità stessa; e come tale, poiché nessun atto può essere co-eguale con l'eternità, non si può dire che agisca, perché è l'azione stessa. Non è l'onda che affoga un uomo, ma l'azione personale del disgraziato che va deliberatamente a mettersi sotto l'azione impersonale delle leggi che governano il movimento dell'Oceano. (La Dottrina Segreta 2:305)

Probabilmente non c'è verità che non possa essere pervertita da poter apparire in qualche modo qualcosa che non è. Come abbiamo detto, il karma è essenzialmente, intrinsecamente, una dottrina della libera volontà. Ma questo, che implica una scelta d'azione, è spesso interpretato, per una strana distorsione mentale, come fatalismo. Quale diavoletto delle tenebre è quello che ha suggerito all'uomo — il dio embrionale, il forgiatore del proprio destino — che egli vive sotto un dominio preordinato? Ma in ogni caso, quale che possa essere l'espressione apparente di uno stato d'animo, ogni uomo, nella sua natura profonda, sa di essere libero di agire e pensare. Com'è evidente, egli fa continui sforzi in questa direzione o in quella da cui si aspetta dei risultati. Se attribuisce a se stesso i risultati che sono favorevoli, in base a quale logica allora considera la "volontà di Dio" per gli altri risultati — a meno che, in verità, sia la volontà del dio interiore? O, com'è eccellentemente espresso:

Nella vita pratica quotidiana non c'è alcun dubbio che l'uomo abbia la libera volontà. La libertà di un uomo, entro certi limiti naturali, è ovvia. Nelle relazioni con i suoi simili la sua libertà di scelta, e quindi la sua responsabilità, sono fondamentali, e sono alla base di tutta la nostra struttura sociale e delle nostre leggi. L'idea della responsabilità morale presuppone la libera volontà. Un uomo che si è rifiutato di agire o di accettare la responsabilità dei suoi atti, adducendo la ragione di non avere la libera volontà, sarebbe considerato un uomo dal cervello confuso, con ragionamenti ostacolanti e cavillosi, senza senso. Un uomo le cui azioni sfuggono al controllo della propria volontà è manchevole, un isterico, o un insensato. Le Corti civili lo manderebbero in un manicomio, non in prigione. Non è scusabile un uomo la cui libera volontà è inibita.
La questione della libera volontà è molto oscura per le idee esagerate di cosa sia la libertà. L'assunto, forse inconsapevole, è che se ci sono dei limiti non c'è libertà.
La libertà può essere esercitata a condizione che non se ne abusi. Un uomo ha libertà personale nelle leggi della società alla quale appartiene. Se viola queste leggi la sua libertà, da quel momento in poi, è limitata nei muri di una prigione. Qualcuno ha mai dubitato o considerato che un uomo in libertà è veramente limitato se paragonato a un uomo in prigione?
In una società governata dalla legge e dall'ordine tutti gli uomini hanno libertà entro i limiti della legge, anche se devono conformarsi all'ordine sociale. Un cittadino rispettoso della legge non è uno schiavo per il fatto che si conforma alle limitazioni dell'ordine sociale. (Lucifer 6:9, marzo 1935)

Chi infrange la legge deve soffrire delle penitenze, più palesemente quando s'infrange la legge superiore — quella legge dell'unità, cooperazione e compassione, che tiene insieme l'universo, che è la vera natura, l'essenza delle cose. Ogni corrente messa in moto colpisce il suo obbiettivo e ritorna, ripercuotendosi con forza in proporzione diretta, perché punta coscientemente contro la legge superiore. Ma è sempre possibile andare controcorrente per indebolire o neutralizzare la sua forza. Supponiamo ad esempio che uno è coinvolto in una faida familiare come quelle che avvelenarono la vita di Venezia durante il Medioevo, con sentimenti sempre più agguerriti e alimentati di nuova vita ad ogni generazione, e che risolutamente — come qualche volta è successo in quel tempo — infrangeva il maleficio, facendo offerte d'amicizia e liquidando la vecchia disputa. Questo significherebbe instaurare un nuovo karma per neutralizzare il vecchio e portare pace dove c'era stata discordia.

Vi è un'altra distorsione che qualche volta la mente inferiore genera su quest'insegnamento. Tutti, a volte, mentre attraversano il loro sentiero, incontrano diverse sofferenze per incidenti o disgrazie con cui essi apparentemente non hanno niente a che fare, e occasionalmente un individuo, con un rispetto ipocrita della legge, esita ad interferire con il karma dell'altro. O potrebbe essere francamente brutale e dire: "Chi soffre si è procurato il suo karma, e deve subirne le conseguenze." In questi casi, c'è sempre da considerare questo: noi possiamo imbatterci nelle disgrazie altrui perché in passato le abbiamo causate noi stessi; e dobbiamo ricordarci che "L'inazione in un atto di misericordia diventa un'azione in un peccato mortale" (La Voce del Silenzio). In questa intricata rete di vita che ci avvolge tutti insieme, quanto spesso nella nostra cecità ne aggrovigliamo i fili!

Ma diffidiamo dell'indifferenza. L'uomo caduto sul ciglio della strada che in quel momento stiamo attraversando, ci fa una richiesta. Se è il suo karma ad affliggerlo, è ugualmente il suo karma che qualcuno capace di aiutarlo appaia. Sicuramente non c'è bisogno di discutere. Ma più fondamentale della legge delle conseguenze che abbiamo riportato qui, c'è la "Legge delle Leggi, la Compassione." È evidente che è nostro dovere aiutarlo e soccorrerlo. Possiamo affidarci alle leggi della giustizia divina per vedere che un uomo riceve quello che merita, "senza che noi vi aggiungiamo qualcosa di più." G. de Purucker dice molto chiaramente:

È nostro dovere aiutare gli altri quando vediamo che sono in difficoltò o in pena, o hanno bisogno di aiuto. È nostro dovere condividere con gli altri quello che abbiamo di bello e di buono. Questo è appropriatamente umano. (Questions We All Ask, serie I, n° 25)

Siamo i custodi di nostro fratello. Guai a noi se insensibilmente "cambiamo strada." Meglio subire la macina intorno al nostro collo e le profondità del mare.

In verità, certe cose sono inevitabili. Siamo tutti in un universo e dobbiamo vivere. Siamo qui su questa terra e dobbiamo continuare a ritornarci ripetutamente finché impariamo le sue lezioni — siamo legati ad essa fino a quel giorno. Ma siamo noi a guidare le nostre grida attraverso le sue correnti, sia saggiamente che stoltamente. Quando abbiamo dominato i suoi problemi e noi stessi in rapporto ad essa, allora siamo liberi di avanzare — allora, infatti, decidiamo di avanzare. Il fatto basilare in questa teoria del fatalismo è che l'uomo al centro del suo essere è all'unisono con il centro dell'universo, e non vi è autorità superiore.

Recidiamo questi numerosi meandri nei nostri destini quotidianamente con le nostre mani, mentre immaginiamo che stiamo proseguendo per un sentiero della strada principale della rispettabilità e del dovere, e allora ci lamentiamo di quelle strade che sono così intricate e buie. Siamo sconcertati davanti al mistero del nostro agire e degli enigmi della vita che non sappiamo risolvere, e quindi accusiamo la grande Sfinge di divorarci. Ma in verità non c'è un incidente nelle nostre vite, non un giorno problematico, o disgraziato, che non possa riportarsi alle nostre azioni in questa o in un'altra vita. Se qualcuno infrange la legge dell'Armonia . . . dev'essere preparato a cadere nel caos che egli stesso ha prodotto. . . .
Quindi, se qualcuno è senza aiuto davanti a queste leggi immutabili, non siamo noi gli artefici dei propri destini, ma piuttosto quegli angeli, i custodi dell'armonia. La Nemesi del karma non è che un effetto dinamico (spirituale) di cause e forze prodotte risvegliate all'attività dalle nostre azioni. . . .
Questa condizione resterà finché le intuizioni spirituali dell'uomo siano pienamente palesate . . . Fino ad allora, il solo palliativo ai mali della vita è l'unione e l'armonia — una Fratellanza in actu, e l'altruismo non semplicemente di nome. La soppressione di una singola causa cattiva eliminerà non una, ma una varietà di effetti negativi. (H. P. Blavatsky, La Dottrina Segreta 1:643-4)

VI. PERCHÉ IL KARMA È STATO DIMENTICATO

È naturale chiedersi perché un insegnamento così in armonia con i fatti e il senso comune non abbia avuto un riconoscimento generale nei paesi occidentali, come ce l'ha in Oriente, dove l'antica saggezza non è stata dimenticata. La risposta non si fa attendere. Alle nazioni occidentali è stato insegnato di credere in un Dio personale fuori da noi stessi, che può essere influenzato dalle preghiere per ottenere favori speciali — un dio che era, infatti, una madornale immagine della personalità umana. Gli individui che hanno queste credenze come possono aspettarsi di sviluppare il lato nobile e divino delle loro nature? Come possono questi individui, ai quali è stato insegnato di essere nati nel peccato, e che la felicità o la tortura eterne debbano seguire a questa breve vita sulla terra — vissuta spesso con grandi disuguaglianze e senza un minimo di aiuto, ai quali è stato insegnato anche che il sangue del Figlio di Dio assicura la loro salvezza? A dire il vero, come hanno potuto abbandonare il loro senso di giustizia? Il fatto che, nonostante questo, le qualità della compassione, della gentilezza, della pazienza, della misericordia, sussistono ancora in Occidente, è una testimonianza permanente della divinità nell'animo umano.

Ma se andiamo oltre la piccola cerchia di credi e consideriamo l'universo come un insieme bilanciato da uno splendido equilibrio delle parti, come tutto risuona logico, come il più debole barlume del senso di Giustizia si rivolta contro questa Espiazione Vicaria! Se il criminale ha peccato solo contro se stesso e non ha avuto conflittualità con qualcuno se non con se stesso; se per un sincero pentimento potesse cancellare gli eventi passati, non solo dalla memoria dell'uomo, ma anche quell'imperitura memoria che nessuna deità — nemmeno il Supremo dei Supremi — potrebbe far sparire, allora questo dogma non dovrebbe essere incomprensibile. Ma affermare che uno potrebbe recare danno ai suoi simili, uccidere, disturbare l'equilibrio sociale e l'ordine naturale delle cose, e quindi — per vigliaccheria, speranza o compulsione, non importa — essere perdonato credendo che un versamento di sangue lavi l'altro sangue versato — tutto ciò è assurdo! Possono i risultati di un crimine essere dimenticati, anche se lo stesso crimine fosse perdonato? Gli effetti di una causa non sono mai limitati ai confini della causa, né possono i risultati di un crimine essere confinati all'offensore e alla sua vittima. (H. P. Blavatsky, Iside Svelata 2:542)

È sorprendente come si siano sviluppati tali pervertimenti e cattive interpretazioni dei veri insegnamenti, e come ci sia sempre stata gente che ha insegnato ad altri a crederci. Senza dubbio vi sono molti misteri connessi a ciò, che un giorno dovranno essere spiegati Comunque, è certo che il grande istruttore conosciuto come Gesù, uno di quegli avatara che appaiono in determinati periodi ciclici, non abbia mai insegnato qualcuno di questi dogmi. Egli venne, come ha fatto ogni altro istruttore, a ripristinare ancora una volta l'antica saggezza — quell'inesauribile sorgente di tutte le religioni e dei sistemi filosofici del mondo; il Cristianesimo agli inizi era pura teosofia, e possiamo provarlo attraverso uno studio approfondito di quei tempi alla luce dei sistemi Neopitagorici e Neoplatonici. Forse per cinquant'anni dopo la morte di Gesù i suoi insegnamenti sopravvissero, ma nemmeno lui avrebbe potuto arginare la bassa marea spirituale di quell'epoca. Un ciclo oscuro, cominciato all'incirca al tempo di Pitagora, per brevi periodi fu abbastanza elevato, ma gradualmente crebbe sempre più pesante, i suoi vapori letali annebbiavano le intuizioni umane, fino al quinto secolo, quando quei canali riconosciuti per trasmettere la verità — le Scuole Misteriche — la cui luce aveva divampato fiocamente o svanita, furono chiusi per ordine dell'Imperatore Giustiniano.

Molti dei vecchi riti e cerimonie furono, è vero, usati dalla Chiesa, che si proclamò Cristiana, ma la vita e il significato svanirono, e nuove interpretazioni s'insinuarono, trasformando quei veicoli di splendore spirituale in agenti di una paralisi mentale. I riti e le cerimonie distraevano dalla realtà e drogavano le anime degli uomini. Le masse furono ossessionate da una paura egoista, che fu sfruttata dagli altri finché diventò una nube immensa sulle menti degli uomini, bloccando la conoscenza del glorioso passato, anche delle zone contemporanee della luce del sole sul globo, come l'età d'oro della Cina, introdotta da Li-Shih-min, finché gli europei furono perduti e isolati nella desolazione delle tenebre scure.

La gente parla del Cristianesimo come se fosse derivato dal Giudaismo. Ma lo è davvero poco. Deriva, nella sua teologia, quasi completamente dalla cattiva interpretazione soprattutto del pensiero greco, come abbiamo detto, dei sistemi Neopitagorici e Neoplatonici; e questo risulta ovvio per chiunque legga gli scritti di quelli che sono chiamati i grandi dottori della teologia cristiana, come il cosiddetto Dioniso l'Aeropagita, il cui sistema è, nei suoi principi essenziali, interamente preso dalla filosofia Neoplatonica. Derivate principalmente da lui, sono anche le attuali opere teologiche di base della Chiesa di Roma: intendo i lavori di Tommaso d'Aquino. Questi sono oggi i modelli ai quali la teologia di Roma è indirizzata e quando deve decidere sui punti controversi. E tuttavia, anche se è così, e anche se buona parte di ciò che è stato preso dai primi Padri Cristiani rimane come dati di fatto e parole nella teologia cristiana, tuttavia ha del tutto dimenticato lo spirito di quelle prime idee pagane, e la religione di oggi si è ridotta soprattutto ad un sistema di formalità e cerimonie. (G. de Purucker, Fundamentals of the Esoteric Philosophy, p. 487)
. . . in pratica, tutte le istituzioni civili dei tempi antichi, come le punizioni, si basavano su ciò che avveniva nelle Scuole dei Misteri. Tale era, ad esempio, la crocifissione dei romani, derivata direttamente da una delle cerimonie dell'iniziazione, la "morte mistica"; presa, rubata da essa e in seguito resa uno strumento di omicidio legale dallo Stato, quando i tempi degenerarono. Un altro esempio derivato dalla cerimonia della morte mistica era il "calice," in India la bevanda del Soma, in Grecia troviamo Socrate punito che beve dalla coppa di cicuta, e ci ricordiamo di Gesù, il quale pregava che il "calice" si allontanasse da lui. E si potrebbero citare numerosi altri esempi molto diversi. . . .
Un altro esempio che possiamo menzionare, di tipo completamente diverso, è quello dei governanti civili che indossavano una corona o un diadema, formalmente rappresentata nell'incoronazione di un re — una cerimonia derivata dai Misteri. Alcune delle prime corone che indossavano avevano delle punte sospese, che ricordavano una delle spine della corona di Gesù; . . . (Ibid., p. 255)
Alcuni filosofi, guidati dagli eventi politici del tempo, inseguiti e perseguitati dai fanatici Vescovi della prima Cristianità — che non avevano ancora fissato né rituali né dogmi — furono questi pagani a fondare la Chiesa. Mescolando molto ingegnosamente le verità della religione saggezza con le finzioni exoteriche così care alle masse ignoranti, furono quelli che gettarono le prime fondamenta delle Chiese ritualistiche . . . (H. P. Blavatsky, Lucifer, vol. 4, p. 37, marzo 1889)

Altri notevoli esempi sono le Feste del Natale e della Pasqua, riflessi materializzati delle cerimonie sacre che si svolgevano allora e che erano descritte in simboli, che la Chiesa interpretava come realtà fisiche, e tutte confermano le nostre affermazioni che il Cristianesimo ai suoi inizi era teosofia pura.

Siamo felicemente emersi dalle epoche oscure. Sono ormai passate, e davanti a noi si prospetta un grande ciclo di opportunità, ma i vecchi falsi dogmi hanno lasciato una macchia non ancora cancellata. Tra questi insegnamenti dimenticati, che erano essenziali per comprendere la vita, c'era quello della reincarnazione, nella quale si credeva nei primi secoli di quest'era, ma fu scoraggiata dalla Chiesa che era diventata un potere politico. Alla fine, nel secondo Concilio di Costantinopoli, nel 553 d. C., l'insegnamento fu bandito. Così, gradualmente, la sua conoscenza sparì nella notte scura che seguì.

Senza questo dato di fatto del reincorporamento, la vita sarebbe un'assurdità, una farsa grottesca senza significato. Gli eventi, le emozioni, le ambizioni, le fortune o le disgrazie nel periodo di ogni vita, sarebbero anomali, incoerenti, senza un ordine preciso, così come sarebbe senza una successione ogni giorno, con i suoi ieri e i suoi domani. Cercate di raffigurare un simile giorno instabile, se potete. Osservando superficialmente, potremmo dire che di giorno in giorno abbiamo lo stesso corpo, lo stesso cervello, una memoria, condizioni non presenti tra una vita e l'altra. Tuttavia questa filosofia globale, arcaica, in cui ogni aspetto s'incastra l'uno nell'altro, correlando tutte le parti all'insieme, non lascia respiro, ma mostra la perfetta analogia tra il giorno e il ciclo di vita. Alla fine della vita tutte le entità che costruiscono la complessa natura dell'uomo si separano e vanno nei loro rispettivi regni, come abbiamo già detto. Il corpo, come lo conosciamo, si disintegra, e l'insegnamento è che gli atomi di vita fanno esperienza trasmigrando attraverso il regno della natura. L'ego umano reincarnante passa in uno stato di coscienza conosciuto come devachan, lasciando dietro i gruppi di attributi o skandha che costruiscono la sua personalità. Questa lunga notte, per l'anima umana, è di beatitudine e di riposo assoluto, in cui tutte le esperienze del passato sono assimilate, tutte le aspirazioni più nobili realizzate ed elaborate nella natura, e da cui si risveglia, rinnovata e rafforzata, per riprendere i suoi doveri lasciati incompiuti. Il fatto sorprendente nell'analogia che se ne ricava tra sonno e morte, è che l'uomo completo ritorna identico in tutti i suoi elementi. Anche gli aspetti superiori cominciano a funzionare insieme; anche gli skandha diventano attivi¸ anche gli stessi atomi di vita che costruirono il vecchio corpo sono magneticamente attratti alle loro vecchie dimore. La scena è collocata in nuovi ambienti, ma lo stesso vecchio attore è lì, carico di nuove energie, tendenze, potere o mancanza di potere, per affrontare i problemi che egli stesso ha creato, e che quindi è costretto ad affrontare. Senza una conoscenza di queste realtà è stato impossibile per la gente realizzare che deve raccogliere quello che ha seminato. Il filo della continuità, sebbene ininterrotto e chiaro per le parti superiori della costituzione umana, è stato perduto di vista dal cervello di ogni rinascita successiva. Così, con l'intuizione oscurata da falsi insegnamenti, la vita è diventata un enigma. La nostra civiltà, in verità, è un esemplare dei terribili risultati della perdita di un senso ben radicato di giustizia e responsabilità.

La Legge del karma è inestricabilmente interconnessa a quella della Reincarnazione.

. . . è solo questa dottrina, diciamo, che può spiegarci il misterioso problema del Bene e del Male, e riconciliare l'uomo con la terribile e apparente ingiustizia della vita. Solo una simile certezza può placare il nostro senso di ingiustizia. Quando uno ha a che fare con questa nobile dottrina, si guarda intorno e osserva le disuguaglianze della nascita e della fortuna, dell'intelletto e delle capacità; quando uno vede che la stima ripaga gli stupidi e i dissoluti, che la fortuna riempie dei suoi favori per un semplice privilegio di nascita e dell'ambiente circostante, con tutto il suo intelletto e le sue nobili virtù — in ogni modo sempre più meritevoli — che si deteriorano per carenza e per mancanza di simpatia; quando uno vede tutto questo e deve lasciare, e senza aiuto alleviare l'immeritata sofferenza, con le orecchie che risuonano e il cuore dolorante per i pianti della sofferenza intorno a lui — solo questa benedetta conoscenza del karma gli impedisce di maledire la vita e gli uomini, come pure il loro supposto Creatore. . . .
In verità, si richiede una "fede" robusta per supporre che è "presunzione" giudicare la giustizia di un individuo, giustizia che crea un piccolo uomo indifeso soltanto per "confonderlo," e "sperimentare una "fede" con cui quel Potere può aver dimenticato o trascurato di dotarlo, come accade a volte. Confrontate questa fede cieca con il pensiero filosofico che si basa, con ogni ragionevole evidenza ed esperienza di vita, su Karma-Nemesi, la Legge di Retribuzione.
. . . Il karma non crea niente, né programma. È l'uomo che predispone e crea le cause, e la Legge del karma equilibra gli effetti, un equilibrio che non è un'azione, ma armonia universale, che tende sempre a riassumere la posizione originale, come un ramo che, piegato con troppa forza, si ripercuote con corrispondente vigore. Se accade di spostare il braccio che ha cercato di piegarlo dalla sua posizione originale, diremo che è il ramo che ha rotto il nostro braccio o che la nostra insensatezza ci ha portato a farci male? (La Dottrina Segreta, 2:303-5)

VII. IL KARMA E LA GIUSTIZIA CONTRO LA PUNIZIONE

Il karma non conosce collera né perdono; è assolutamente vero che le sue misure valutano i pesi perfetti del suo equilibrio, i tempi non sono niente, il domani giudicherà, o dopo molti giorni. (La Luce dell'Asia)

Il senso di giustizia è profondamente radicato nella mente umana perché la mente fa parte del cosmo, le cui azioni e reazioni si basano sulla giusitizia. Non c'è niente come un bambino profondamente risentito, niente che amareggia così un adulto per la sensazione di essere stato trattato ingiustamente. Gli uomini accetteranno le disgrazie, almeno senza amarezza, se sono consapevoli di meritarle. Sfortunatamente, nel confuso e distorto punto di vista mentale di oggi, con l'egoismo così comune e la dottrina comunemete praticata di "ogni uomo per se stesso," nei paesi europei non c'è fiducia nella giustizia delle cose. Come può essere che, dopo secoli di falsi insegnamenti e contraccolpi di vendetta in tutte le epoche, se ne possono trovare pochi che non siano complicati? Niente, se non una vera filosofia di vita, può forse fare in modo che la gente affronti i fatti. Dev'esserci una prospettiva più ampia di quella che una teoria di vita offre. Dev'essere data agli uomini qualche opportunità per armonizzare con la giustizia la frequente visione del buono punito e del cattivo ricompensato, prima che essi purifichno i loro cuori dall'amarezza. Devono trasformare il sospetto in fiducia e scrollarsi di dosso le lenti ingannatrici che hanno camuffato ogni fratello come un alieno.

È più particolarmente nei paesi cristiani che la percezione della giustizia nell'universo è stata così completamente perduta. Nel Buddhismo, nel Zoroastrismo, nel Vedantismo e nel Taoismo, l'insegnamento del karma non è andato perduto, e sebbene i paesi dominati da queste religioni si trovino nei loro cicli oscuri, il crimine non è dilagante come da noi. Nella Chiave della Teosofia, 1889, H. P. Blavatsky disse:

Secondo l'ultimo censimento a Ceylon e in India, nella tavola comparativa dei crimini commesi da cristiani, musulmani, hindu, eurasiatici, buddhisti, ecc., su due milioni tra la popolazione, presi a caso da ciascuno, e che coprono i misfatti di parecchi anni, la proproporzione dei crimini commesi dai cristiani sta 15 a 4 al confronto di quelli commessi dal popolo buddhista. (pp. 73-4, ed. or.)

Fin da allora, sappiamo che i crimini sono enormemente aumentati in Occidente. In Lucifer, vol. 2, p. 147, aprile 1888, H. P. Blavatsky scrive editorialmente:

Questo è quanto si legge nel Tablet, l'organo principale degli inglesi cattolici romani, sui Credi e la Criminalità. Sottolineo le affermazioni più notevoli:
"L'affermazione ufficiale riguardo al progresso morale e materiale in India, che è stato publicato recentemente, fornisce un contributo davvero interesante alla controversia sulla questione dei missionari. Da queste cifre appare che, mentre noi effettuiamo un rimarchevole deterioramento nei nativi convertendoli ai nostri credi, il loro standard di moralità è così elevato, che, pur convertendoli al Cristianesimo, non possiamo riuscire a renderli, tutti insieme, così cattivi come lo siamo noi."

Le seguente citazione da The Wheel of the Law ne può suggerire una spiegazione:

I buddhisti credono che ogni azione, parola o pensiero, abbia le sue conseguenze, che prima o poi si presenteranno nel presente o nel futuro. Le azioni cattive produrranno cattive conseguenze, le buone azioni produrranno buone conseguenze. (p. 57)

La teosofia insegna che la giustizia non esige da noi alcuna punizione. Ci penserà il karma, più efficientemente di quanto possiamo fare noi, e darà a ciascuno solo quello che merita. Perché dovremmo aggiungere qualcosa in più? La nostra sola cura dovrebbe essere di aiutare gli uomini ad affrontare coraggiosamente il deserto. Che cosa potremmo realizzare se il sistema delle nostre prigioni fosse basato su misure educative e non punitive? Le migliori menti più sagge della nostra civiltà, in numero sempre crescente, stanno comprendendo tutto questo nel considerare la violazione evidente del dovere reciproco, vale a dire: il delitto legalizzato, che è un segno della nostra epoca. I futuri cittadini della nostra Repubblica guarderanno indietro con orrore al barbaro costume della pena capitale. Il karma di ostacolare il piano della natura dev'essere pesante per le nazioni che l'hanno permesso. Naturalmente, la società dev'essere protetta contro i malfattori, ma in modo che quest'ultimi siano rieducati, non resi peggiori. Quando il senso morale di un individuo è offeso, è sufficiente presumere che in questi fatti vi è sempre una base filosofica. La teosofia ha dato insegnamenti molto specifici riguardo al peccato di togliere la vita ad un altro, che invece sembra essere esaltato quando lo Stato è un assassino, perché molti sono coinvolti nel crimine.

Senza cercare di spiegare dettagliatamente l'insegnamento come la reazione sulla società, si potrebbe dire che un individuo che è violentemente privatato del corpo im realtà non muore — cioè, lascia l'atmosfera di questa terra — ma resta sul piano astrale, più in libertà rispetto alle sbarre di una prigione, finché si è concluso il termine della sua vita naturale. Qui egli può, e lo fa, influenzare le menti deboli a commettere un crimine e iniettare il suo sentimento di odio contro la società, che lo ha così maltrattato, nelle menti degli uomini viventi. Pensate al terribile karma che questo comporta per tutti quelli che vi sono coinvolti, e confrontatelo con i risultati che invece seguirebbero uno sforzo sincero e intelligente di aiutare i criminali fuori dalla melma in cui si trovano.

Non resistete al male, e rendete il bene per il male, sono precetti buddhisti, e furono predicati innanzitutto tenendo presente l'implacabilità della legge karmica. Per l'uomo, prendere direttamente questa legge nelle proprie mani è comunque una presunzione sacrilega. La Legge Umana può usare misure restrittive, non punitive; ma un uomo che, pur credendo nel suo karma, si vendica e si rifiuta di perdonare ogni ingiuria, in tal modo travisa il bene con il male, ed è un criminale che danneggia solo stesso. Poiché è sicuro che il karma punisce l'uomo che ha torto, cercando di infliggere una punizione addizionale al suo nemico, egli, invece di lasciare quella punizione alla grande Legge, aggiunge il proprio contributo, e con ciò genera una causa per la futura ricompensa del suo nemico e una futura punizione per se stesso. (H. P. Blavatsky, La Chiave della Teosofia, p. 200 ed. or.)

La teosofia insegna anche qualcosa che potrebbe ulteriormente complicare l'interpretazione della legge karmica. Oltre le cosiddette disgrazie che arrivano alla maggior parte della gente inavvertitamente e non richieste, vi sono coloro che hanno sorpassato la maggioranza nella scuola della vita, e sui cui ego qualche volta arriva il cattivo karma per amore della disciplina, per superare i difetti e ottenere una grande fortitudine. Oppure, possono assumersi un compito difficile e spiacevole, come vivere volontariamente nei bassifondi o in prigione, solamente per poter aiutare i nostri fratelli. Ci possono essere per la mente molti altri esempi del genere, che diventano sempre più frequenti e formano un luminoso esempio contro il retroterra della nostra civiltà.

Un'altra prova che il senso della giustizia è oscurato la troviamo nel credere nella preghiera o in una deità esterna. Questo non si riferisce all'aspirazione, allo sforzo di raggiungere il dio interiore — che dovrebbe essere sempre sullo sfondo della coscienza o in primo piano — ma alla richiesta di benefici personali. H. P. Blavatsky dice che è folle e inutile se non è accompagnato dal potere della volontà, e quando è così, diventa magia nera. Considerando impersonalmente lo spettacolo di due eserciti inviati ad uccidere reciprocamnete, ognuno di essi si appella piamente a Dio per vincere! Se è sincera, la preghiera per i favori personali è fiaccante e degradante; se non è sincera, è ipocrisia pura. Quanto più salutare, virile, stimolante ed elevante, è l'insegnamento del karma: evoca la dignità innata nell'uomo di sapere che egli è il padrone del proprio destino; quello che semina, quello raccoglierà; che nell'universo non esiste il caso; che gli "esseri privilegiati" non esistono, ma che i tesori illimitati della natura sono disponibili per chi affronta le condizioni.

Vi è un aspetto più nobile riguardante la giustizia. Dopo una vita di battaglie, di disciplina, o forse di sofferenza e disappunto, arriva il piacevole devachan — una meravigliosa ricompensa di beatitudine e riposo, una gloriosa preparazione per il nuovo giorno.

Questa è la legge che agisce per la giustizia, che nessuno alla fine può sviare o fermare; il suo cuore è amore, il suo scopo è la pace e il soave completamento! (La Luce dell'Asia)

VIII. IL KARMA NAZIONALE E RAZZIALE

Abbiamo detto che la vita è una, che ha un'origine comune: in altre parole, che l'universo è un grande organismo, ma contiene innumerevoli organismi minori in una scala infinitamente discendente, tutti radicati nella sorgente sconosciuta, da cui nascono alla vita, come i bambini dai loro genitori. Com'è detto nel Capitolo II, abbiamo i dirigenti del cosmo, dei pianeti, degli dèi, dei semidèi, dei sistemi solari, dei pianeti, dei grandi veggenti e saggi. Quando arriviamo all'umanità troviamo le sue unità assemblate insieme in paesi, città, famiglie, ecc. Ne segue che il karma deve agire sia collettivamente, sia individualmente. I grandi cicli influenzeranno le razze nel loro insieme, le più piccole, le varie suddivisioni. In questo, qualcuno ha visto il fatalismo o un destino inevitabile, ma non è presente più dei cicli individuali. Questi raggruppamenti non sono arbitrari più di quelli che i chimici trovano tra gli elementi. Sono tutti dove sono, perché vi appartengono. E ciascuno ha costruito le sue attrazioni.

La scelta dell'ambiente comincia con l'individuo. Gli ego reincarnanti, come abbiamo già detto, tornando sulla terra portano con sé i loro caratteri — un assioma che, sembrerebbe, potrebbe funzionare senza spiegarlo. Avendo quindi tendenze ben definite, sono necessariamente attirati da quei genitori che possono dare loro un corpo molto affine alle proprie caratteristiche. Quest'insegnamento getta nuova luce sul problema dell'ereditarietà, in accordo con la giustizia essenziale, com'è stato dimostrato. Quando la vita è vista da questa prospettiva, i bambini non possono addossare ai loro genitori la responsabilità delle cattive tendenze e biasimare il fato e la sorte per la loro nascita e per l'ambiente. I genitori, naturalmente, possono fallire nell'affrontare i problemi che trovano nella loro progenie, problemi che forse hanno aiutato a creare in vite passate e che devono, in questi casi, addossare pesantemente su se stessi. Ma questa è un'altra storia.

Così, proprio come l'individuo sceglie la sua famiglia, così la famiglia sceglie la sua nazione e la sua razza; vale a dire, egli rinasce là dove appartiene per la sua natura inerente. Quindi, gli individui sono coinvolti nel karma nazionale perché hanno aiutato a formarlo. Un limitato ed intenso nazionalismo potrebbe annettere un individuo a una particolare nazione oppure in un'altra per un forte sentimento del dovere verso la nazione o un desiderio di aiutarla.

Gli Atzechi e altre antiche popolazioni americane si estinsero perché il loro Karma — il risultato della propria vita come nazioni nel lontano passato — ricadde su di essi e li distrusse. Per le nazioni quest'opera punitiva del karma avviene sempre attraverso carestie, guerre, convulsioni della natura, e sterilità tra le donne della nazione. Qust'ultimo fenomeno appare all'incirca verso la fine, e spazza via tutti i superstiti. E l'individuo della razza o nazione è ammonito da questa grande dottrina che, se egli cadrà in uno stato d'indifferenza di pensiero ed azione, abbandonandosi così al karma complessivo della sua razza o nazione, quel karma nazionale o di razza lo trascinerà nel destino generale. Ecco perché gli antichi maestri proclamavano: "Venite fuori e separatevi."
Insieme alla reincarnazione, la dottrina del karma spiega la miseria e la sofferenza del mondo, senza lasciare l'opportunità di accusare di ingiustizia la Natura.
La miseria di qualsiasi nazione o razza è il risultato diretto dei pensieri e delle azioni degli Ego che compongono quella razza o quella nazione. La regola immutabile è che l'armonia, se è stata violata, dev'essere ristabilita. Così questi Ego soffrono mentre fanno risarcimento e stabiliscono l'equilibrio del cosmo occulto. L'intera massa degli Ego deve incarnarsi e reincarnarsi ripetutamente nella nazione o razza finché hanno esaurito le cause messe in moto. Sebbene la nazione possa sparire per un periodo come una cosa fisica, gli Ego che la formarono non lasciano la terra, ma tornano a formare qualche nuova nazione in cui devono continuare il loro compito, subendo sia la punizione, sia la ricompensa, a seconda del loro karma. Gli egiziani sono un esempio di questa legge. Certamente arrivarono ad un punto elevato di sviluppo, ma con uguale certezza furono estinti come nazione. Ma le anime — i vecchi Ego — vivono ancora e compiono il destino che essi stessi crearono in un' altra nazione del nostro attuale periodo. Potrebbero essere la nuova nazione americana, o gli ebrei, condannati a vagare per il mondo e a soffrire molto per mano degli altri. Questo processo è perfettamente giusto. Prendete, ad esempio, gli Stati Uniti e gli Indiani Pellerossa. Questi ultimi sono stati trattati in modo infame. Gli Ego indiani rinasceranno nei nuovi popoli conquistatori, e come membri di quella grande famiglia avranno essi stessi i mezzi per causare i dovuti risultati che meritarono le azioni compiute contro di loro per tali atti compiuti contro di loro quando avevano la pelle rossa. Così è accaduto prima, e così succederà di nuovo. (W. Q. Judge, L'Oceano della Teosofia, pp. 96-97 ed. or.)

Ma la storia insegna che spesso nei disastri nazionali non tutti sono coinvolti. Ci domandiamo perché i cicloni, nella loro apparentemente folle corsa, scelgono le loro vittime in maniera davvero curiosa; perché i terremoti distruggono certe zone e non altre; perché, akcune persone erano per caso (?) altrove e non a casa loro? Anche nei cataclismi razziali che fanno piazza pulita si registra lo stesso strano fatto. Questo è sorprendentemente illustrato nella storia raccontatata nella Dottrina Segreta: l'immersione del principale continente di Atlantide. Prima della conclusione della civiltà altamente intellettuale e brillante di Atlantide, molti dei poteri psichici spirituali e superiori furono rivelati alla razza. La maggior parte delle persone usò egoisticamente questi poteri, e divennero stregoni neri. D'altro canto, molte delle nazioni e tribù si trasformarono in quello che esotericamente è chiamato il sentiero della mano destra e divennero maghi bianchi, usando impersonalmente i loro poteri. Furono avvertiti dell'imminente disastro globale che era in arrivo da quei grandi Esseri che sorvegliano eternamente le razze umane. Una descrizione suggestiva e vivida di questo periodo della nostra storia antica è data nella Dotrina Segreta (2:427-9), in cui H. P. Blavatsky accenna che la storia dell'Esodo nel Vecchio Testamento fu costruita sulle leggende di quel remoto evento. Ci dice come il "grande Re dalla Faccia abbagliante" inviò i suoi veicoli aerei ai capi su tutta la terra, e come i grandi Adepti e i loro seguaci sfuggirono alla distruzione di un quarto della terra sui vimāna, le navi aeree di gran lunga superiori a quanto abbiamo oggi, e divennero i fondatori della quinta razza. La descrizione si chiude così:

le nazioni che furono spazzate via erano così compatte come le stelle della via lattea, . . . Come un serpente srotola lentamente il suo corpo, così i Figli degli uomini, guidati dai Figli della Saggezza, aprirono i loro percorsi, si estesero come un flusso continuo di acque dolci. . . . molti di loro dal cuore debole perirono lungo il cammino. Ma la maggior parte si salvò.

Qui possiamo vedere il lavoro benefico della natura. Ovviamente, sebbene gli Atlantidei malvagi fossero destinati a reincarnarsi in seguito nella quinta razza, giunsero in nuove terre vergini, dove i seguaci della legge karmica avevano ottenuto il sopravvento e dove le opportunità di progresso erano maggiori. Nondimeno, essi sono una parte di noi stessi, ed è stato affermato che noi stiamo soffrendo ancora per il karma degli Atlantidei. Consapevoli degli stretti legami che vincolano insieme i mambri della nostra famiglia umana, dobbiamo dedurre che la responsabilità degli elementi che disturbano non cesserà fino a quando saranno redenti. Se questo non è riconosciuto, allora le sofferenze che essi hanno sicuramente procurato ai più nobili, al più avanzati, diventeranno un ricordo della nostra sfortunata ereditarietà Atlantidea, e un'azione completa.

Il karma, com'è stato detto, è universale. Si muove da un mondo all'altro. I pianeti nascono dai pianeti loro genitori; lo stesso vale per i sistemi solari e gli universi. Ogni cosa è il risultato di una causa precedente. Niente avviene per caso. In verità, i popoli della nostra terra creano la loro storia, generano le forze che certamente si focalizzano in un determinato periodo; i grandi veggenti possono prevedere il futuro che il passato e il presente additano con certezza. Possono dire perché e quando una razza deve percorrere il suo cammino, quando incombono i cataclismi, quando appariranno i periodi di una civiltà, e conoscere quindi come e quando usare le loro energie per illuminare il più possibile il pesante karma del mondo.

Perché questa sterilità (karmica) assale e sradica certe razze nel loro "momento stabilito"? La risposta che è dovuto a una "sproporzione" tra le razze colonizzatrici e quelle aborigene è ovviamente evasiva, perché non spiega l'improvviso "impedimento alla fertilità" che sopravviene così di frequente. L'estinguersi degli hawaiani, ad esempio, è uno dei problemi più misteriosi di oggi. L'etnologia prima o poi dovrà riconoscere, con gli occultisti, che la vera soluzione va ricercata nel comprendere le opere del karma. Come ribadisce Lefreve, "si avvicina il tempo in cui rimarranno solo tre grandi tipi umani" prima del sorgere della Sesta Razza Radice [tra parecchi milioni di anni]: il tipo bianco (Ariano, la Quinta Razza Radice), quello giallo e i neri africani — con i loro incroci (le divisioni Atlanto-Europee). I pellerossa, gli esquimesi, i papua, gli australiani, i polinesiani, ecc. — si stanno tutti estinguendo. Quelli che realizzeranno che ogni Razza Radice passa attraverso una gamma di sette sottorazze con parecchie ramificazioni, ecc., comprenderà il "perché." La marea degli Ego incarnanti le ha olteepassate per raccogliere l'esperienza in ceppi più sviluppati e meno vecchi; e la loro estinzione è quindi una necessità karmica. (La Dottrina Segreta 2: 780) 
Tuttavia, i pronostici di questi avvenimenti futuri in ogni caso sono tutti predetti sull'autorità degli avvenimenti ciclici, non vi è coinvolto alcun fenomeno psichico. Non è una previsione né una profezia; non più di quanto sia la segnalazione di una cometa o di una stella parecchi anni prima della sua apparizione. È semplicemente la conoscenza e il calcolo matematicamente corretto che rende capace gli uomini saggi dell'oriente di pronosticare, ad esempio, che l'Inghilterra è alla vigilia di un'altra catastrofe del genere; al momento, la Francia si sta avvicinando a un tale ciclo, e l'Europa in generale è alla vigilia di un cataclisma al quale l'ha portata il proprio ciclo di Karma razziale. L'affidabilità dell'informazione dispende, è ovvio, dall'accettare o respingere l'affermazione di un periodo tremendo di osservazione storica. Gli Iniziati orientali affermano di aver conservato le registrazioni dello sviluppo razziale e degli eventi a carattere universale fin dall'inizio della Quarta Razza — che ha preceduto quella tradizionale. (Ibid. 1: 646)

IX. I FRUTTI CHE DERIVANO DAL RIPRISITINO DELL'INSEGNAMENTO DEL KARMA

La nostra civiltà è stata scossa alle sue fondamenta. Molti hanno detto che il suo fato è sospeso sulla bilancia. La sensazione d'instabilità e d'incertezza riguardo al futuro è diffusa. Le persone coscienziose si chiedono che cosa può ripristinare le condizioni normali, e rispondono a questa domanda con un crescente riconoscimento del fatto che i cuori umani devono cambiare prima che le riforme radicali possano diventare effettive.

La gente non ha intenzione di fare il bene se non ne vede una ragione, a meno che la loro menti siano plasmate in armonia con le realtà della natura. Le nazioni occidentali, che sono state nutrite con spiacevoli fiabe sulla vita, presenti e future, sono in alto mare per una spiegazione razionale. Le attuali cattive interpretazioni religiose dell'insegnamento originale dato ad ogni razza hanno oltraggiato il senso di giustizia dell'uomo; brancolando davanti alla verità, è sorta una confusione di sette, buone, cattive e indifferenti, peggio delle lingue di Babele. L'antica religione saggezza — la sorgente originaria di tutte le grandi religioni e filosofie, la sorgente della conoscenza nella scienza e nelle arti — nella sua universalità e potere di coordinare ogni facoltà della mente, può ristabilire l'armonia e la salute mentale nel nostro mondo ed evocare la vera dignità della natura umana. Solo il credere onestamente e con tutto il cuore alla legge del karma nelle sue relazioni con la vita globale cambierebbe completamente il carattere della nostra civiltà. Forse potrebbe sembrare un'affermazione stravagante per coloro che non compendono il suo profondo significato. Tuttavia, il semplice ampliamento della prospettiva odierna sarebbe di per sé una cosa meravigliosa. Oggi le menti umane sono concentrate su una sola incarnazione fisica, una semplice strizzatina d'occhio nella storia dell'anima, e da un lato tutti gli eventi che contiene assumono un'eccessiva importanza, e dall'altro una mancanza d'importanza. Il senso della proporzione e della prospettiva è assolutamente perduto, e può essere recuperato solo alzando il velo e rivelando i panorami illimitati che vanno oltre. Il semplice senso comune allora chiamerebbe in gioco le facoltà della riflessione e del giudizio, per non parlare del risveglio della natura spirituale.

Gradualmente la disciplina dovrebbe svilupparsi, cominciando forse dall'interesse personale, ma immergendosi a gradi in qualcosa di più grande, fino ad alterare completamente il carattere. L'auto-commiserazione e il lamentarsi sarebbero eliminati quando si comprende che le disgrazie sono state provocate da noi stessi, e sono evocati il coraggio, la volontà e la perseveranza. Ci sarebbero meno biasimi e un criticismo meno rigido, e più gentilezza, più pazienza con le manchevolezze degli altri, se nella natura umana ci fosse una comprensione più profonda delle difficoltà e anche delle possibilità nella natura umana. Sappiamo tutti che tra i veleni sottili della nostra vita c'è la tendenza a criticare gli altri, a giudicarli senza riservatezza, ad imputare loro motivazioni immeritate, ecc. E sappiamo pure come questo sfiora i limiti di ogni piacere, e al contrario, com'è fresca e chiara l'aria quando non c'è sospetto ed esiste un'atmosfera di salutare simpatia.

Essere consapevoli che siamo padroni del nostro destino rimuoverebbe la paura che qualche volta, di punto in bianco, può accelerare una valanga di disgrazie, una volta che le vecchie memorie sono state ripulite ed essere consapevoli che queste stesse vecchie registrazioni possono essere attenuate nei loro risultati o a volte anche neutralizate dalla forza di volontà intelligentemente diretta, allora nascerebbe il coraggio.

Le facili irresponsabilità e l'indifferenza si sveglierebbero gradualmente se la verità del karma entrasse nelle menti della maggioranza, perché, per gradi, quelli che sono addormentati percepirebbero una tale atmosfera mentale rinvigorente. Inoltre, quando si realizza l'insegnamento del karma, la gente non cercherà di ottenere qualcosa per niente, o invidiare quelli che hanno più di loro. Saprà che il tempo e i cicli aggiustano tutti gli errori, che l'unico modo per conquistare i tesori della vita è di concentrarsi direttamente sul dovere e lasciare i risultati alla Legge.

Vi è nell'Universo una legge di compensazione: significa che tutto il male compiuto ha la sua retribuzione mediante l'azione della Natura. Quindi, lasciamo agli dèi la rivalsa se abbiamo sofferto, e sofferto in maniera sbagliata. "La Vendetta è mia," dicono le Scritture dei cristiani, riecheggiando semplicemente un'antica verità, un insegnamento dei Saggi e dei Veggenti. L'armonia è nel cuore delle cose, perché la Natura è ordinata, e si muove mirabilmente nel sistema e in misura imponente. Ricambiate con la giustizia quando ricevete un'ingiustizia. Alleatevi agli dèi, con il vostro dio interiore. Non ricambiate mai odio per odio, perché così alimentate solo un'empia fiamma. Contraccambiate l'odio con la compassione e con la giustizia. Questa è l'antica legge. Così non create un karma cattivo per voi stessi; così diventate voi stessi alleati dei procedimenti spirituali della Natura, diventate come una progenie della vita cosmica, che da quel momento batterà nel vostro cuore con i suoi impulsi imperituri. (G. de Purucker: Questions All We Ask, serie II, 27)

Immaginate il senso di responsabilità che renderebbe dignitosa la vita se tutti realizzassero gli intimi legami che collegano tutto quello che è; se veramente uno credesse che "nessun uomo può vivere da solo in se stesso"; che con ogni azione e pensiero egli può elevare o trascinare verso il basso gli eserciti di cui fa parte. Anche la salute fisica seguirebbe questo contrappasso, un risultato naturale della salute morale.

Noi creiamo i nostri corpi, creiamo le nostre vite, creiamo i nostri destini, e ne siamo responsabili spiritualmente, moralmente, intellettualmente, e anche fisicamente. È una dottrina coraggiosa; in essa non c'è spazio per la viltà morale, non c'è spazio per addossare la responsabilità sulle spalle di un altro — Dio, angelo o uomo, o demone. (G. de Purucker, Fundamentals of the Esoteric Philosohy, p. 130).
Tuttavia, come in ogni avanzamento che la la natura fa, come i cicli che seguono il loro percorso, vi sono alcuni che restano indietro e perdono di vista la loro ereditarietà, vincolati dal desiderio di un beneficio personale, dall'ambizione e dall'amore di potere, per cui oggi ci sono quelli che rifiutano l'opportunità che per lunghi periodi le loro anime hanno atteso. I cicli li hanno e ci hanno portati al punto del precedente successo e del precedente fallimento, che ni e loro abbiamo abbiamo incontrato nelle vite passate e in questa, e che incontreremo ancora in futuro; e oggi, con le nostre azioni, stiamo forgiando i vincoli che in futuro aiuteranno o danneggeranno il loro progresso, come pure il nostro e quello di tutta l'umanità.
Ma il punto cruciale del ciclo è passato; la prova più determinante è passata; nessun potere in cielo o all'inferno può fermare il progresso in avanti dell'umanità. Gli eserciti di luce sono già vittoriosi. (Katherine Tingley, Theosophy: The Path of the Mystic, pp. 58-59)

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